Il bello delle teorie delle varie discipline (ad esempio la fisica, la chimica, la matematica) è che, trattandosi di concettualizzazioni e generalizzazioni dei fenomeni della vita reale, a saperle individuare, le si trova dietro ogni angolo, nella vita quotidiana.
Recentemente ho addirittura scoperto che molti trucchi di magia sfruttano proprio alcune di queste leggi, ignorate da noi profani.
Questo vale, ovviamente, anche per la psicologia.
Ad esempio, alcune tecniche di rilassamento oggi utilizzate fanno ricorso alla concentrazione su immagini piacevoli, che riescano ad abbassare l’elevato livello di attivazione fisica provocato da stress e ansia.
Ma questo meccanismo entra in gioco nella nostra vita in maniera molto più generalizzata, pervasiva, inconsapevole e profonda.
Ovverosia, il repertorio di immagini e ricordi sedimentati nella nostra memoria ci influenzano in maniera radicale, a volte a nostra insaputa.
Alcune teorie ci spiegano come e perché.
Ad esempio, la teoria dell’attaccamento ci insegna che il modo in cui un individuo viene accudito durante l’infanzia influisce sulla concezione che svilupperà di sé, dell’essere umano in generale e di ciò che dagli altri ci si può aspettare.
Tutto ciò influisce, a sua volta, sul comportamento dell’individuo stesso.
Più precisamente, un bambino cresciuto con sollecitudine e disponibilità all’aiuto maturerà l’idea di essere una persona meritevole di tali sollecitudine e aiuto e degli altri come di persone disposte a darne.
Tutto ciò gli darà una maggiore sicurezza nell’affrontare la vita.
A simili conclusioni arriva la psicanalista Margaret Mahler, interessata a comprendere come si sviluppino le prime relazioni.
In particolar modo, questa autrice ipotizza che un bambino, dopo i due anni d’età, inizi a costruire, nella propria mente, l’immagine della madre (o di chi si prende cura di lui) che si conserva anche in assenza di quest’ultima. Mentre nella primissima infanzia ciò che è assente fisicamente smette di esistere.
Rievocare nella mente tale immagine gli consentirà di tollerare le separazioni dalla figura materna in carne ed ossa.
Ciò che è decisivo nell’effetto che questa immagine sortirà è la qualità di questa rappresentazione che, a sua volta, dipende dalla qualità del legame con la reale figura di accudimento.
Un legame caratterizzato dalla capacità di dare conforto e supporto creerà una rappresentazione interiorizzata confortante e supportiva a cui l’individuo potrà sempre ricorrere nei momenti di difficoltà.
L’esperienza descritta dalla mia scrittrice preferita, Isabel Allende, in un romanzo autobiografico, “Paula”, è proprio chiara testimonianza di questi meccanismi.
La vita coraggiosa di cui l’autrice è stata capace ci confermano l’importanza di queste esperienze positive che segnano la personalità dell’individuo e costituiscono punto di riferimento nelle difficoltà dell’esistenza.
Chissà se anche a noi è mai capitato di far ricorso a qualche immagine, persona, episodio del nostro repertorio mnestico, che ci sanno evocare sensazioni di piacevolezza e rilassamento?
Frammenti che ci sappiano ricordare, nelle difficoltà, che le cose belle sono capitate e che ha senso continuare a perseguirle.